giovedì 2 dicembre 2010

African Pearls: identità capoverdiana


Mario Lucio

Le mille sfumature che coabitano nel microcosmo di Capo Verde (vero e proprio crogiuolo musicale e culturale di suoni africani, sudamericani e portoghesi) in armonia con una fitta rete di vecchie e nuove relazioni internazionali, trovano in Lucio Matia de Sousa Mendes (classe 1964), conoscito più semplicemente come Mario Lucio, uno dei suoi esponenti più interessanti e originali. Fondatore e leader anche dei formidabili Simentera, Lucio ha segnato una svolta per la musica di Capo Verde, impegnandosi soprattutto a rivendicare la cultura continentale africana come elemento centrale dell’identità culturale capoverdiana. La missione di questo avvocato, scrittore, poeta e artista di Santiago è chiara: riscrivere la storia delle sue isole. Lucio, infatti, non ha limitato la sua ricerca al campo musicale, ma ha tentato di riscoprire le autentiche radici capoverdiane anche attraverso la storia dell’arcipelago: ''Spesso i giornali scrivono che la musica della mia terra è una via di mezzo tra quella brasiliana e quella cubana. O che il suo suono ricorda il son o il fado. Io voglio dimostrare al mondo che è la musica di Capo Verde che ha influenzato il blues, la samba o il chorinho, non il contrario''.


Non è un caso, quindi, l’invito che il governo del suo paese ha offerto proprio a lui come autore del progetto musicale di Capo Verde nell' Esposizione Mondiale di Siviglia del 1992 e per quella di Lisbona del 1998. Dal 2002 è stato designato Ambasciatore Culturale, acquisendo così lo statuto di diplomatico e, quattro anni più tardi, insignito dal Presidente della Repubblica di Capo Verde con l’ordine del Vulcano (accanto alla ben più nota Cesaria Evora) diventando cosi l’artista più giovane a ricevere tale riconoscimento. Non bastasse, dal 1996 al 2001, è stato eletto deputato nel Parlamento del suo paese che, ricordiamolo, è stato l’ultimo degli africani ad ottenere l’indipendenza, amplificando gli entusiasmi di identità nazionale, che Lucio assieme agli altri componenti dei Simentera si sono sempre dedicati a mantenere vivi, creando anche una fondazione (la fondazione Simentera) con l’obbiettivo di stabilire un centro culturale, una scuola di musica per i bambini e un negozio dove vendere e promuovere i dischi degli artisti dell’arcipelago. La mente del gruppo, dopo gli album con i Simentera che purtroppo non hanno mai raggiunto il successo internazionale, ha cominciato una carriera da solista, e con lo SPLENDIDO  ''Bayo'' (2007) si è anche guadagnato una discreta distribuzione in tutto il mondo (T.P. Africa ne parlò qui, mentre il disco si può prelevare da questo blog). E’ invece scoperta recente la pubblicazione di un nuovo lavoro dell’artista, intitolato ''Kreol'' (Lusafrica, 2010), che per il momento non sono ancora riuscito ad ascoltare (a parte questa ''Santa Catarina Hossana''), ma che spero di poter fare il prima possibile. Quelli che invece ho il piacere di toccare con mano sono i sui dischi con i Simentera.


Il nome evoca significati particolari perché, riferendosi (in creolo) all’epoca della semina, suona come una vera e propria dichiarazione di intenti da parte del gruppo capoverdiano, costituito da nove fantastici musicisti che non hanno mai abbandonato le loro rispettive attività lavorative (avvocati, architetti, ingegneri, medici); dieci anni di lavoro e dopolavoro, con la musica che all’inizio è solo un hobby, ma che per spessore, originalità e amalgama dei suoni, raggiunge con il tempo risultati a dir poco sublimi, specie in dischi come ''Cabo Verde En Serenata'' (Piranha, 2000) ...



... o nell’ultimo, straordinario ''Tr'adictional'' (Celluloid, 2003) [i due dischi vi vengono offerti in coppia qui] in cui giganteggiano le qualità miste dell’avvocato, che l’ha scritto quasi per intero e l’ha fatto lievitare con il sangue della gente e delle musiche che vivono nelle isole del suo arcipelago. Per non parlare della sua voce flessuosa, che si mischia a quelle delle tre sirene (Tetè Alinho, Terezinha Araujo e Maria de Sousa) e di qualche ospite (Maria João, i Toure Kunda, Manu Dibango e un maestro del samba come Paulinho da Viola), senza mai smarrire il filo della nuova capoverdianetà, senza tradire l’intrigante miscela acustica e la poetica che hanno sempre contraddistinto la musica di Mario Lucio e quella del suo gruppo.


4 commenti:

  1. Pensa che Mario Lucio me lo consigliò l'estate scorsa il tizio del mio(consueto) B&B di Lisbona...;) Sapendo che mi piaceva Cesaria ed essendo lui stesso un amante di Capo Verde e della sua musica mi suggerì di ascoltare anche Mario Lucio...non ne avevo ancora avuto l'occasione, ma a quanto pare questo tuo post mi darà una mossa in tal senso ;)

    Grazie!

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  2. Ah, che coincidenza. Beh, magnifico. Occhio anche ai Simentera e ... saluti creoli.

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  3. ma che belli questi Simentera...
    non li conoscevo

    grazie

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  4. Il tuo aprezzamento è già di per sè un grazie al cubo.

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