lunedì 27 aprile 2009

Note dal sottosuolo: Bu, Bu, Bu!

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Continua all'interno di questo contenitore (''musica dal sottosuolo'') la serie di approfondimenti dedicati ai sottogeneri (o pseudo-generi o pseudo-stili o come volete voi) musicali. E' la volta del Boogaloo. Tra il 1966 e il 1968 gli Usa scoprono il nuovo ritmo dei ghetti ispanici. E' il suono degli adolescenti di origine cubana o portoricana, implacabile, colmo di fiati e stili latini, privilegia soul e funk, piace anche ai neri e per questo è pericolosamente politico. ''E' iniziato come un suono Motown in missione a Portorico'', spiegava una canzone dei Latinaires, tra i gruppi più rilevanti del genere. Anche l'Apollo Theatre se ne invaghisce sancendo nuove fusioni dal basso tra neri e ispanici. In radio ci pensa Symphony Sid, il primo, mitico ''buga dj''. In studio Fania Records e Cotique. Tra sezioni fiati potenti e testi perlopiù in inglese, ma con incursioni in spagnolo. Benvenuti nel fantastico mondo del Boogaloo!
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Nella prima parte degli anni Sessanta gli Usa sono attraversati da una mania senza pari per i balli. Tra questi anche il Boogaloo che si impone in ambito afro-americano tra il '65 e il '66 e si rivela, rispetto ad altre danze adolescenziali del tempo (jerk, monkey, twine ecc.), molto innovativo. Va da sè che decine di pezzi omaggeranno il ballo e in particolare Boo-Ga-Loo (1965), del duo di attori cantanti Tom & Jerrio, primo 45 giri a recare la parola nel titolo.
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Tra le influenze di riferimento del genere, Wilson Pickett che in Mustang Sally e In the Midnight Hour aveva posto le basi del nuovo stile: un funk'n'soul veloce, ritmato, agguerrito, zeppo di fiati. In quello stesso periodo gli adolescenti ispano-americani di Chicago e New York (Spanish Harlem in particolare) si invaghiscono del bogaloo. Del resto vivono a contatto (Harlem, Bronx) con i coetanei afroamericani da cui si apprestano a mischiare soul e funk sovraimponendovi l'irruenza latin. Dal '66 al '68 il latin bogaloo impazza nei ghetti sollecitando (e qui sta la sua grande valenza artistico/politica) una travolgente fusione interetnica. Grazie soprattutto a loro, i giovani ''nuyoricani'', anche indaffarati a sperimentare conl'inglese acquisito, perlopiù e inevitabilmente il black english, senza rinunciare ai colori sgargianti dello spagnolo caraibico che le cadenze afro ce le aveva di serie.
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Tradotto in termini di gusti musicali questo significava un orecchio al mambo e al cha cha cha, l'altro, come detto, al rhythm & blues, al soul della Motown, al funk di James Brown e in un secondo momento al rock. C'erano poi i precedenti del latin-jazz (o cu-bop, insomma Chano Pozo che incontra e travolge Dizzy Gillespie) e del latin soul, di cui il boogaloo può essere considerato figlio ''scapestrato''. Sullo sfondo anche la grande tradizione cubana del son e della rumba, compreso l'uso virtuosistico delle congas, mentre i musicisti originari di Porto Rico offrono in dote la baldanzosaandatura dello stile (cosidetto) bomba. A farla esplodere ci penserà l'urgente bisogno di far ballare i giovani ispanici, combinando le pungenti frasette di pianoforte prese in prestito dalle intro del son cubano con il battito frenetico delle mani, l'eccitazione, la cadenza della musica black. E' un po' come se il gospel, inciampando sulle percussioni latine, precipitasse direttamente nel funky. Un altro sinonimo di latin boogaloo, o più ispanicamente bugalu, fissato da apposita canzone di Willie Bobo, è shing-a-ling. Un altro ancora è popcorn music.
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Willie Bobo
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La sostanza è che nel 1963 Mongo Santamaria prende in prestito Watermelon Man, composizione del giovane pianista Herbie Hancock, ed entra nei top 20, seguito da El Watusi di Ray Barretto. Nel '66 la febbre aumenta con Peter Rodriguez (I Tell It like that), con Boogaloo blues di Johnny Colon, ma soprattutto con Bang Bang di Joe Cuba, primo 45 giri di boogaloo a vendere un milione di copie.
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Joe Cuba band
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Ma il boogaloo viene inizialmente snobbato dai grandi. Tra questi Perez Prado e Tito Puente che però si ricrederà presto. La risoluta sfrenatezza trasmessa da questa musica, con pochi colpi ben assestati, può anche far pensare a una sorta di big beat latino d'epoca. Per questo in tempi più o meno recenti sembrano esserne accorti molti esponenti della musica elettronica, facendo riaffiorare il brivido del latin bogaloo dai beats della loro musica. Con zero preliminari e servendosi di sbrigativi crescendo, il bogaloo colpisce veloce e riarretra subito. Ma paradossalmente tanta efficacia fu una rovina, e all'inizio degli anni Settanta era già tutto finito. O meglio, facendo perno sul successo ormai consolidato da un'etichetta come la Fania,tutto riconfluisce in un'altra parola magica, un'altra grande invenzione della comunità afro-ispanica newyorkese chiamata salsa.
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ALCUNI NOMI DI RIFERIMENTO
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THE LAINAIRES
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Gruppo del Bronx che, a differenza di altre formazioni, non utilizzava né trombone, né tromba ma solo sax alto e tenore. Creation, un brano di ''Camel Walk'', l'album del '68, descriveperfettamente nel testo il boogaloo: ''Un suono alla Motown con influenze portoricane''. Il nome del gruppo è stato parafrasato per una serie di antologie di qualche anno fa di nuova elettronicae ritmi latini chiamate appunto The New Latinares.
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JOE TORRES
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Musicista di timbales, cresciuto ad Harlem, nel 1956 suona con Nono Morales, e dopo un tour in California si trasferisce a Los Angeles. Recita in due film con Elvis Presley(Viva Las Vegas e L'idolo di Acapulco). ''Latino Can Soul'' è il suo unico album pubblicato nel 1968. Molto jazz e percussioni latine.
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JOEY PASTRANA
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Percussionista noto per aver dedicato il brano Sid's Walk a Symphony Sid Tory, mitico dj radiofonico che negli anni '40 contribuì alla diffusione del bop, così come nei '50 e nei '60 a quella della musica latino-americana. Ha inciso dischi bogaloo, jazz e latin soul.
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JOE BATAAN
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Nome di riferimento del latin soul, si impone a New York nella seconda parte degli anni Sessanta. Di origini afro-americano-filippine Peter Nitollano, questo il vero nome, è nato a Spanish Harlem e ha esordito cantando doo-wop agli angoli delle strade. Pianista autodidatta, ha fatto parte di gang di strada che lo hanno anche portato in carcere nel 1965. Gipsy Woman (1967) è il suo grande hit, pubblicato paradossalmente dalla Fania International Records, mito del latin sound, etichetta di proprietà di Jerry Masucci, un ex polizziottoe avvocato. Quel pezzo è importante perchè in un certo senso anticipa l'energia della disco: un brano pop soul con un break che presenta battiti di mano raddoppiati. Noto anche Rap-O Clap-O, pezzo che nel 1979 ha impazzato nelle discoteche di mezzo mondo e contribuito a importare il rap in Europa. Tra i suoi album, ''Salsoul'', da cui l'omonima etichetta e genere musicale e ''Afrofilipino'' in cui compariva The Bottle, cover del pezzo di Gil Scott Heron.
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TITO PUENTE
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Come altri guru latin anche Puente, signore del latin jazz, si è dedicato in alcuni pezzi al boogaloo, genere che in prima battuta aveva snobbato. Virtuoso di timbales, pianista,sassofonista e vibrafonista, ha anche registrato dischi di bossa nova (''My Fair Lady Goes Latin'') e appunto boogaloo come ''T.P. Treat'', ''Fat Mama'' e ''Hit the Bongo''. Due suoi pezzi, Oye Como Va e Para Los Rumberos sono divenuti famosi grazie a Santana. Ha suonato con Machito, ha contribuito a diffondere mambo (non a caso è stato soprannominato ''king of mambo'')e cha cha cha. Tra i congueros che si sono esibiti con la sua band negli anni Cinquanta ci sono Mongo Santamaria, Willie Bobo, Johnny Pacheco e Ray Barretto. E' scomparso nel 2001.
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HECTOR RIVERA
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Tastierista, compositore e arrangiatore newyorkese, si è dedicato al latin soul divenendo negli anni '60 uno degli artisti latin più apprezzati dagli adolescenti urbani neri. Il suo albumdel '67, ''At The Party'', è in tal senso emblematico. Contiene I Want Change for Romance, un classico del boogaloo e un singolo esplosivo che fonde soul e ritmi latini a una velocitàvertiginosa. Nel '69 Rivera verrà adirittura invitato all' Apollo Theatre di Harlem, rompendo convenzioni e sancendo nuove alleanze tra neri e ispanici. Nella sua carriera ha collaboratocon Joe Cuba, Pacheco e Ray Barretto.
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JOE CUBA
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Il suo singolo del 1966, Bang Bang è tra i pezzi che hanno contribuito a popolarizzare il boogaloo. Vibrafonista newyorkese, Joe Cuba è stato leader di un importante sestetto in cui cantavano Cheo Feliciano, Willie Torres e Jimmy Sabater che si esibirà anche come solista. Altra sua perla boogaloo è il pezzo El Pito.
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MONGO SANTAMARIA
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Maestro di congas e travolgente percussionista, Mongo Santamaria nasce a Cuba, L'Avana, trasferendosi poi nel 1948 a Città del Messico e di lì a New York. Il suo nome si lega alle orchestre di mambo e di latin jazz di Perez Prado, Tito Puente e Cal Tjader. Nel 1963 va in classifica con il rifacimento di Watermalon Man, il brano di Herbie Hancock, prototipo musicale del boogaloo. Nella sua carriera ha puntato ad una costante miscelazione di jazz, r&b e latin music. Tra i suoi brani più noti il tributo alla musica latina We Got Latin Soul di Dyke and the Blazers che invece omaggiava la cultura di strada afro-americana. John Coltrane e Dizzy Gillespie hanno rieseguito Afro-Blue, un grande classico si Santamaria. Il figlio Monguito è un altro nome di rilievo del boogaloo.
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JOHNNY COLON
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Insieme a Pete Rodriguez e Joe Cuba è il guru indiscusso del genere. Nel 1966 si impone con ''Boogaloo Blues'', album da cui l'omonimo singolo che in quell'anno venderà tre milioni di copie. Pianista, trombonista, sassofonista e chitarrista di origine portoricana, cresce a Spanish Harlem e da adolescente canta nei Sunsets divenendo negli anni Sessanta direttore della East Harlem Music School. Nei suoi dischi spiccano latin jazz, mambo e descarga.
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WILLIE COLON
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Nato a New York, il trombonista è stato uno degli artisti che più hanno contribuito all'affermazione della musica latino-americana. Addiritura il suo disco ''El Malo'' (1968) è considerato uno dei primi album in stile newyorkese ad avere riacceso l'interesse intorno alla musica latina. Insieme ad Eddie Palmieri, ha formalizzato la salsa. Con lui si sono esibiti Ruben Blades (la sua carriera deve molto a Colon) e Celia Cruz. Più recentemente ha collaborato anche con David Byrne.
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EL CHICANO
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Tra le tante formazioni ispaniche che si imposero sulla scia di Santana alla fine dei Sessanta. Provenienti da Los Angeles e già parte del gruppo V.I.P.s vanno in classifica nel 1970 con Viva Tirado, loro primo singolo, un rifacimento del pezzo di Gerald Wilnson. Determinante all'interno della band l'organo di Bobby Espinosa. Tra le loro cover anche Spanish Grease, primo singolo di successo del 1965 di Willie Bobo. Nel 1998 i componenti della formazione si sono riuniti e hanno pubblicato il disco ''Painting the Moment''.
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ORCHESTRA HARLOW
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Guidati da Larry Harlow, sono tra le formazioni più avvincenti del genere. Pianista jazz al lavoro con Johnny Pacheco, forma la Orchestra che debutta nel 1967 con il 33 giri ''Heavy Smokin'''. Un anno dopo esce ''El Exigente'', disco che risente delle influenze psichedeliche del tempo. Harlow, un ebreo americano, affascinato dal suono latin che fuoriusciva dai negozi di Spanish Harlem, si recherà spesso a Cuba per studiare musica. E' stato discepolo del grande Antonio Rodriguez, uno dei pianisti cubani più grandi di tutti i tempi e tra i padri della salsa.
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PETE RODRIGUEZ
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Il singolo del 1966 I Like It Like That è tra i brani che hanno scatenato la mania boogaloo. Soprannominato il ''re'' o il ''padre'' del genere, il pianista si impone a New York privilegiando il soul.
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RAY BARRETTO
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Nel 1962 pubblica El Watusi, brano che ha contribuito alla nascita del boogaloo. Grande conguero di origine portoricana, nella sua carriera ha collaborato con i più rilevanti nomi del jazz,tra cui Charlie Parker, Gene Hammonds, Cannonball Adderley, Kenny Burrell, Lou Donaldson, Red Garland, Dizzy Gillespie, Freddie Hubbard, Wes Montgomery, Cal Tjader. Barretto, che è cresciutoa Spanish Harlem e nel Bronx, proviene, infatti, dal jazz e da qui è arrivato al latin sound (di solito è il contrario). Fondamentale la sua permanenza per quattro anni nella band di Tito Puente come sostituto di Mongo Santamaria. Importante anche il suo tentativo di modernizzare sempre tutto con bordate di fiati e rutilanti cover di brani pop e rock.
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PUCHO & THE LATIN SOUL BROTHERS
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Suonatore di timbales e direttore d'orchestra, Henry ''Pucho'' Brown è un afro-americano rapito dai ritmi latin. Esordisce nel gruppo del pianista Joe Panama che presto liquida alcuni componenti della formazione. Questi ultimi, guidati da Pucho, diverranno i Soul Brothers. Comincerà ad incidere nel 1963 e i suoi dischi fino al '70 per la Prestige (fusioni di latin jazz,Motown, funk) faranno la storia del boogaloo e del soul jazz. Dalle sue band hanno attinto, tra gli altri, Willie Bobo e Mongo Santamaria che gli ''rubò'' un giovanissimo Chick Corea.
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WILLIE BOBO
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Percussionista, timbalero nato a Spanish Harlem, diventa grande amico di Mongo Santamaria. Quando questi si trasferisce da Cuba a New York, Bobo gli fa da traduttore e guida urbana. In cambio Mongo gli svela i segreti dei ritmi cubani. Negli anni Cinquanta si esibisce con Tito Puente e Cal Tjader, nei Sessanta è di nuovo a fianco di Santamaria. I suoi dischi per la Verve, a partire dal 1965, sono il paradiso del boogaloo. Autore di Spanish Greese, è scomparso nel 1983.
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EDDIE PALMIERI
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L'uso di due tromboni, una caratteristica formalizzata a inizio '60 da Eddie Palmieri, diventerà ingrediente principale del boogaloo. Il pianista si diletterà nella fusione di suoni latini e funk tenendo ben presenti anche le influenze jazz di artisti tanto diversi tra loro come Herbie Hancock, Thelonious Monk o McCoy Tyner.
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ROBERTO ROENA
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Tra i maggiori percussionisti latini, Roena esordisce come corista e ballerino di Rafael Cortijo, di cui diverrà anche bonghista. In seguito abbandonerà il suo mentore divenendo membro dell' El Gran Combo, altro gruppo di rilievo del boogaloo. Come tanti altri ha inciso per la storica Fania International Records entrando a far parte dei Fania All Stars.
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BOBBY VALENTIN
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Bassista e trombettista nato a Portorico, e trasferitosi a New York, è passato negli anni dal boogaloo al latin soul alla salsa. Ha collaborato con Joe Quijano, Willie Rosario, Charles Palmieri, Ray Barretto e Tito Rodriguez. E' un altro nome di riferimento della Fania.
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E ANCORA....
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Tra i tanti si ricorda Joe Quijano, cantante/pianista nato a Portorico, emigrato a New York, amico di Eddie Palmieri, frequentatore di stili come cha-cha cha, boogaloo e charanga. E ancora: Kako, vero nome Francisco Bastar, ha esordito come ballerino diventando poi un grande timbalero. Ha collaborato con Tito Puente e Mongo Santamaria. Tra i suoi album ''Sock It to Me Latino'' (1968), tra i pezzi Kako's Boogaloo. Poi Chollo Rivera & The Latin Soul Drivers con ''By Chollo'', album latin di culto del 1969. Infine, tra le donne, impossibile non citare La Lupe, cubana e antagonista della mitica Celia Cruz. Da Cuba si sposterà prima in Messico e successivamente a New York dove venne notata e voluta per il suo gruppo da Mongo Santamaria. Questa collaborazione sfocierà in una lunga e fortunata serie di dischi (anche) assieme al maestro Tito Puente. (Per maggiori informazioni sulla mitica La Lupe entra qui)
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La lupe
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ANTOLOGIE
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Occhio soprattutto all'etichetta Harmless di cui andrebbero almeno reperiti questi titoli: Broadster or Fried-Latin Breakbeats,Basslines & Boogaloo; Freak Off; Kool It-Soul, Funk & Jazz Go Latin... Importante anche la Bbe che ha pubblicato raccolte come Latin Spectrum voll.1-2 Real latin for Real People. E poi, ancora, la Soul Jazz di Nu Yorica Roots e Chicano Power! Latin Rock in the Usa 1968-1976 (doppia compilation non proprio di boogaloo tout court, ma notevole). Fra le etichette più ''giovani'' vanno segnalate molte pubblicazioni della la spagnola Vampisoul (''Gozalo voll. 1 &2'' le antologie di Joe Bataan, ecc. ecc.).
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