lunedì 11 ottobre 2010

Dalla Nubia al Cairo



Sono passati quasi dieci anni dalla scomparsa di Ali Hassan Kuban, decano dei musicisti nubiani deportati e trapiantati al Cairo, punto di riferimento della diaspora e leggenda delle proverbiali feste nuziali organizzate in seno alla sua comunità, celebrazioni vissute spesso spericolatamente da agglomerati familiari capaci di riunire migliaia di persone. Quando fu scoperto e valorizzato nell’ambito della world music, alla fine degi anni Ottanta, Kuban era sulla sessantina e al Cairo disponeva di cinque orchestre a suo nome. Pur lontano dalla luce dei riflettori puntati sulla musica con cui l’Egitto nel secolo scorso ha fatto epoca nel mondo arabo, quella delle orchestre straripanti di archi, delle chilometriche composizioni, dei musicisti genialmente innovativi e degli interpreti sublimi (soprattutto l’idolatrata Oum Kalsoum), nelle viscere della megalopoli cairota Ali Hassan Kuban poteva comunque contare su un pubblico fedele, che nella sua musica trovava e coltivava la nostalgia per la terra che si era dovuto lasciare alle spalle: la minoranza originaria della Nubia, l’Alto Egitto, ovvero, guardando la cartina geografica, l’Egitto meridionale. Il cammino di Ali Hassan Kuban fu appunto quello di tanta della sua gente: da un villaggio della Nubia dove era nato nel 1929, al Cairo, dove approdò negli anni Quaranta.

The Rough Guide to Ali Hassan Kuban: part1 & part2

In quell'epoca la musica popolare nubiana, basata sulla scala pentatonica, era fatta essenzialmente di voci, percussioni e di uno strumento a corda. Ma Ali Hassan Kuban la arricchì di violino, fisarmonica e clarinetto. Non si sarebbe poi fermato a questo, e l’impulso cruciale per un’ulteriore modernizzazione della sua musica gli sarebbe arrivato dal jazz. Le note di copertina dell’album antologico pubblicato dalla World Music Network nel 2002 per la collana Rough Guide ( e che si intitola semplicemente ''Ali Hassan Kuban'' ) parlano di un presunto gruppo di jazzisti neri di Harlem, ascoltati in un locale del Cairo negli anni Cinquanta.

Ali Hassan Kuban - Real Nubian, Cairo Wedding Classics

L'ultimo testamento musicale di Ali Hassan Kuban è rappresentato da ''Real Nubian, Cairo Wedding Classics'' (Piranha, 2001), pubblicato subito dopo la sua scomparsa. Il disco accanto ai classici riempipista matrimoniali del suo repertorio include anche divertenti eccezzioni tra cui, per esempio, ''Sanose'', canzoncina folk nipponica orecchiata in un taxi di Yokohama e subito riambientata in riva al Nilo. Per il resto quello rappresentato nel disco è il classico mondo di Ali Hassan, popolato di percussioni ''accaldate'' e bassi nervosi, fisarmoniche ondulate e trombe pungenti, e dove tutto è trascinante: dalle ballate d’amore alle colonne sonore dell’emigrazione, dai temi sociali alle benedizioni nuziali. ''Real Nubian'' rappresenta l’ultimo party officiato dal cantante, maestro incontrastato nel combinare le scale pentatoniche di una millenaria tradizione musicale con la brillantezza e la vivacità ritmica tipica di altre musiche (funk, jazz) in un prodotto di studio forse più aggiornato e moderno ma comunque di grandissima naturalezza.

Egypt Noir, Nubian Soul Treasures

E visto che siamo in tema, quale miglior occasione per presentare anche ''Egypt Noir, Nubian Soul Treasures'', una bellissima antologia pubblicata quest'anno sempre dalla Piranha, che ai nomi di alcuni numi tutelari della musica nubiana come lo stesso Ali Hassan Kuban o il grande percussionista Mahmoud Fadl ( di cui viene anche remixato in chiave tribal-house l’hit ''United Nubians'' ) associa quelli di artisti più giovani, spaziando tra l’attualità ed il glorioso passato della tradizione musicale dell'antico popolo nubiano.


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