lunedì 27 ottobre 2008

Alla scoperta dei Manga 1


Centinaia di pubblicazioni, decine di milioni di copie ogni settimana: il fumetto giapponese è uno dei fenomeni editorili più straordinari del mondo. E nasconde alcune meraviglie...


Akira

I MANGA IN GIAPPONE

Sfatiamo i soliti luoghi comuni: il fumetto giapponese, contrarimente ai pregiudizi occidentali, non si riduce a semplici storie mal disegnate di sesso e violenza per adolescenti. Nel paese del Sol Levante il ruolo dei manga (parola che significa in sotanza "fumetti") somiglia a quello che può avere da noi la letteratura, ma all' ennesima potenza. In Giappone i manga costituiscono il 40% della produzione editoriale. Sembra addirittura che gli editori, se non avessero limiti moto severi alla quantità di carta che possono consumare (in Giappone la foresta è sacra) ne produrrebbero ancora di più. Tanto più che la fruizione dei fumetti è particolare: la maggior parte delle pubblicazioni sono destinate a essere buttate via dopo essere state lette in una ventina di minuti. Nelle metropolitane una persona su due legge un manga, al punto che alcuni editori calibrano la lunghezza dei capitoli delle loro storie perchè possano essere letti tra una fermata e l' altra. Esiste addirittura un verbo che indica l' azione di leggere manga ina piedi, per la strada o sui mezzi pubblici: taichomi. Tutti leggono i manga: i bambini, gli studenti, gli impiegati, le casalinghe...E ci sono manga diversi per ogni tipo di lettore: manga per ragazze e ragazzi, manga per adolescenti, per adulti di sesso maschile e per madri di famiglia; manga che presentano un numero e una diversità di temi enorme, che possono andare dai racconti storici alla fantascenza, dal romanzo poliziesco all' epopea mistica, dalle avventure pornografiche alle storie romantiche o ai diari personali. L' importante rispettare l' unico principio di base: la capacità della storia di coinvolgere i lettori.



AL SERVIZIO DEI LETTORI

Il parere dei lettori ha grande peso sugli sviluppi del manga: ogni grande casa editrice effettua regolarmente dei sondaggi presso i lettori. Le risposte possono essere più di centomila, e un équipe editoriale è incaricata di controllarle tutte in modo da eliminare le serie che non funzionano. Sempre in cerca di nuovi disegnatori e di nuove storie per alimentare il mercato e per attrarre i lettori, gli studi di produzione di manga indicono concorsi per disegnatori in erba che diventeranno prima assistenti e poi disegnatori di manga, dei mangaka. La più grande casa editrice giapponese, fondata nel 1914, si chiama Kodansha (letteralmente "società di narrazione"). Come nel cinema, nella letteratura o in qualunque altro settore culturale, la qualità delle opere è assai varia. Non è il caso di limitarsi alla cattiva immagine del manga, nata in Europa con i cartoni animati commerciali che avevano invaso la televisione negli anni Settanta e Ottanta, e di cui ora, in realtà, si conserva un ricordo che è più di carattere nostalgico: i vari Candy Candy, Capitan Harlock, Goldrake, Sailor Moon....

Capitan Harlock 

L' EQUIVOCO OCCIDENTALE


Questo è il filone puramente commerciale del manga, disponibile come fumetto: i giapponesi sono da tempo maestri nella produzione di beni destinati al consumo di massa. Fin dalla comparsa, dopo la seconda guerra mondiale, dei primi giornali dedicati esclusivamente ai manga, gli editori hanno cominciato ad ampliare l' offerta con libri, cartoni animati, giocattoli raffiguranti i personaggi, figurine e altri prodotti. Non è un caso se tra i cittadini giapponesi più ricchi non sono pochi i disegnatori di manga. Avendo già ammortizzato i costi in patria, per i giapponesi non è stato mai idispensabile "invadere" l' Europa con i manga più volgari, come spesso capitava di leggere dalle nostre parti e che hanno provocato la collera della stampa benpensante e l' indignazione delle associazioni delle famiglie. Questo continuo gettar fango ha causato un crollo di immagine di cui il fumetto giapponese soffre ancora oggi fuori dal suo paese. Una situazione aggravata dal fatto che negli ultimi anni la maggior parte degli editori europei di fumetti, che spesso non si distinguono per scelte coraggiose, si è limitata a seguire solo acune correnti commerciali e infantili. Per anni quindi abbiamo avuto accesso solo a una piccolissima parte della produzione di manga di qualità. In Giappone, invece, la lunga storia dei racconti per immagini appartiene a una cultura visiva basata su un legame tra testi e immagini. Un legame molto più presente nella mentalità orientale di quanto non lo sia nella nostra. Forse è proprio perchè la scrittura giapponese è fatta di ideogrammi complessi, ma soprattutto troppo numerosi per permettere al giapponese medio di ricordarli tutti e quidi spesso sinonimo di esclusione, che il disegno è diventato in Giappone un elemento così unificante. Questo spiega il successo odierno del manga, ma anche quello antico delle storie disegnate. I primi racconti del genere fanno la loro comparsa nel Dodicesimo secolo sotto forma di emakimono, un lungo rotolo di carta sul quale sono disegnante delle scene, spesso di carattere burlesco, che possono leggersi via via che si srotola il cilindro: una sorta di antenato del cinema muto.


Hokusai, Hokusai Manga


DA HOKUSAI A TEZUKA

A inventare il termine "manga" in Giappone è il pittore Hokusai nel primo dei quindici rotoli delle 36 vedute del monte Fuji, conosciuto con il nome di Hokusai Manga e terminato nel 1834. All' inizio del Novecento, con la grande diffusione della stampa, escono in Giappone le prime pubblicazioni satiriche, inizialmente molto influenzate dal fumetto e dal cinema americano degli esordi. Del resto è scoprendo le Silly Symphonies di Disney (vedi un video) e il personaggio di Betty Boop (vedi un video), che con i suoi occhioni igenui ispirerà la grafica dei suoi personaggi e di gran parte dei manga che seguiranno, che Osamu Tezuka, il padre fondatore del manga moderno, decide di diventare lui stesso realizzatore di cartoni animati. Poichè i mezzi non gli mancano, decide dopo poco di lanciarsi anche nei fumetti, creando il piccolo robot Astro Boy (vedi trailer di Astro Boy).

Betty Boop


Osama Tezuka, Astro Boy

Tezuka è l' autore più letto nella storia della nona arte: 250 milioni di libri venduti in tutto il mondo, più di Schultz, creatore dei Peanuts, e di Hergé con i suoi 180 milioni di copie di Tintin. Vero precursore, Tezuka ha praticamente inventato da solo i codici del fumetto giapponese, affrontando quasi tutti i possibili stili del racconto. Il principio fondamentale che Tezuka ha sviluppato fin dal 1946 è la leggibilità narrativa, lo story manga. Al contrario di una parte del fumetto europeo di qualità, la ricchezza visiva dei disegni è considerata un freno allo svolgimento del racconto. I giapponesi hanno quindi grande difficoltà a leggere i nostri fumetti: anche se alcuni autori europei tra i più interessanti graficamene sno stati pubblicati in Giappone, la ricchezza del loro lavoro sconcerta il lettore giapponese, poco abituato a doversi soffermare nel corso della lettura sulla bellezza di una tavola a colori. Concatenazione narrativa, trama, sequenza delle immagini nella tavola sono le cose che contano di più nei manga, e il successo delle opere di Tezuka risiede proprio nel loro montaggio quasi cinematogafico. Anche i personaggi sono disegnati puntando alla comprensione immediata. Devono manifestare in maniera evidente le loro emozioni e questo spiega i loro occhi spesso sovradimensionati, che non hanno nulla a che vedere con un preteso complesso orientale degli occhi a mandorla, inventato da osservatori privi di fantasia.


Un europeo alle prese per la prima volta con un manga come quelli di Tezuka rimane di solito sorpreso dalla rapidità della trama e dalla sua capacità di catturare l' attenzione del lettore anche per migliaia di pagine. Uno splendido esempio è La storia dei tre Adolf, monumentale affresco di spionaggio la cui azione si svolge tra Giappone e Europa durante la seconda guerra mondiale.


Osama Tezuka, La storia dei tre Adolf

Disney saccheggerà Tezuka con il suo Re Leone, copia del Re Leo (Kimba) creato dal giapponese nel 1950. Ma lo stesso Tezuka non è da meno e, basandosi su una tecnica narrativa che farà epoca tra i suoi contemporanei, adatta molto liberamente L' isola del tesoro, Delitto e castigo, l' Antico Testamento e Metropolis (vedi adattamento/animazione), di cui, si dice, disegna la storia avendo visto una sola immagine del film di Fritz Lang. Con il passare degli anni Tezuka arrivrà a creare delle opere sempre più forti, tra cui le magnifiche saghe de La Fenice e di Budda, lunga circa tremila pagine e nella quale si ritrovano due dei suoi temi preferiti: l' amore universale tra gli uomini e il rispetto della natura.


Osama Tezuka, La Fenice



LA RIVOLUZIONE

Negli anni Sessanta e Settanta una corrente più matura si sviuppa insieme alle prime contestazioni studentesche della storia contemporanea giapponese. Molti ragazzi decidono in quel periodo di diventare autori di manga. Escono le prime comickets, fanzine con una tiratura che può raggiungere le centomila copie. I giovani giapponesi si fanno crescere i capelli, scoprono l'Lsd e la musica occidentale, e si appropriano della controcultura rock, sull' immagine del nascente flower power americano. Gli anni Settanta vedono anche la comparsa dei primi manga pornografici e violenti, esasperazione culturale di quelle rivendicazioni sociali. Alcune autorità locali cominciano allora a vietare la rappresentazione esplicita di atti sessuali, un divieto, questo, che dà origine a quei manga erotici così difficili da capire in occidente: i primi piani vengono sistematicamente coperti, e in alcuni casi il personaggio maschile è addirittura eliminato del tutto dall' immagine, lasciando la sua partner a eccitarsi da sola. E' da questa corrente e generazione che viene Katsuhiro Otomo, l' autore di Akira, un fumetto di fantascienza che ha sfondato anche negli Stati Uniti ed è stato il primo grande manga a essere tradotto in Europa. Otomo è anche stato uno dei primi a integrare nel manga componenti grafiche occidentali, suscitando l'ammirazione di disegnatori come Moebius. Ciò non toglie che gran parte della produzione di manga equivalga a quella che da noi viene definita letteratura d' evasione, se non addirittura a collane tipo Harmony. Molti editori occidentali pubblicano solo collane di manga per adolescenti o per ragazzine, gli shôjo manga: storie fiume in cui si intrecciano puerili trame amorose.

Katsuhiro Otomo, Akira


MAESTRI DI OGGI

Tra i manga d'autore pubblicati anche da noi, uno degli autori più rappresentativi è sicuramente Jiro Taniguchi. Con la sensibilità poetica dei suoi racconti intimistici, Taniguchi si distacca deliberatamente da tutti i luoghi comuni del manga commerciale: in Giappone non è raro sentirlo paragonare a un maestro del cinema come Ozu. Tra i suoi fumetti tradotti in occidente spiccano Botchan No Jidai (Ai tempi di Bocchan, 1985), Aruku Hito (L'Uomo che cammina, 1990), Keyaki No Ki (L'Olmo e altri racconti, 1993), Chichi No Koyomi (Al tempo di Papà, 1995), Icaro (Icaro, 1996, in collaborazzione con Moebius).


Jiro Taniguchi/Moebius, Icaro

Altri disegnatori di manga sono diventati veri e propri autori di culto, grazie anche all'influenza diretta di artisti come Katsuhiro Otomo che hanno dato vita a una vera e propria scuola: Masamune Shirow, autore del manga cibernetico Ghost In The Shell oppure Ryochi Ikegami, l'autore di Karaingum Furiiman (in Italia Crying Freeman). Il libro raccoglie alcuni racconti di scrittori giapponesi dell' epoca Taisho (1912-1926), in particolare Yamamoto, le cui storie sono state più volte adattate per il cinema da Kurosawa.


Ryoichi Ikegami, Crying Freeman

A loro volta poi, alcuni disegnatori di manga sono diventati anche famosi registi di film d'animazione, come l'ormai celebre (anche qui) Hayo Miyazaki, l' autore della serie a cartoni animati Lupen III e di fantastici film come Kurenai No Buta (Porco Rosso, 1992), Mononoke Hime (La Principessa Mononoke, 1997), Sen To Chihiro No Kamikakushi (La Città Incantata, 2001), Hauru No Ugoku Shiro (Il Castello Errante di Howl, 2004).

Hayao Miyazaki, La Città Incantata

Hayao Miyazaki, Il castello errante di Howl

Tuttavia esisono alcuni artisti, anche se molto bravi, che non saranno probabilmente mai tradotti in Europa. Per esempio, solo per citarne uno, Maki Sasaki, uno degli autori d' avanguardia più interessanti e sorta di filosofo trash che negli anni Settanta era una colonna della rivista di manga d'autore Garo. Paradossalmente è l' estetica del manga di serie B degli anni Ottanta, con i personaggi dai grandi occhi e dal mento a punta, che sta tornando di moda tra gli occidentli, soprattutto in molti videoclips musicali. Come non ricordarsi, per esempio dei francesi Daft Punk, che hanno fatto ricorso all' autore culto di Capitan Harlock, Leiji Matsumoto, per animare alcuni loro brani (riuniti in una sorta di saga nella pellicola d' animazione Interstellar 5555 uscita nel 2003). E' la prova che il fumetto giapponese viene sempre più spesso rivisitato e riutilizzato dagli artisti e dai musicisti contemporanei, a dimostrazione del fatto che il manga fa ormai definitivamente parte della cultura popolare mondiale.


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